Puntini. Milioni di puntini battuti a matita e sfumati con le dita. Su un lenzuolo di carta lungo centro metri e alto quattro prende vita una Divina Commedia in bianco e nero, fatta di sole immagini. La più grande che sia mai stata realizzata. Virgilio e Dante, l’amore impossibile tra Paolo e Francesca, Caronte che traghetta le anime dannate, e poi, un po’ più in là, superata la linea dei cinquanta metri, ecco l’Eden, il paradiso terrestre, con Beatrice avvolta in una nuvola di fiori. Scene e personaggi delle tre cantiche si animano su un unico rotolo di carta – lungo quanto un campo da calcio – in un’opera che è pronta a entrare nel Guinnes.
La mano è di Enrico Mazzone, 37 anni, artista torinese trapiantato a Rauma, in Finlandia, piccola cittadina universitaria affacciata sul mar Baltico. Da tre anni, chiuso nella sua casetta in legno immersa nella foresta, sta lavorando alla raffigurazione del poema dantesco: i primi sessanta metri sono pronti, e conta di concluderla a fine 2020. Il sogno è di portare l’opera in Italia ed esporla in occasione delle celebrazioni dei 700 anni della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nel 1321. L’artista, che vive con una disoccupazione di 700 euro e dedica fino a dieci ore al giorno al disegno, lancia il suo appello al Comune e alle società dantesche d’Italia: “Mi ripagherebbe di tutti questi sforzi”.
Sforzi che consistono nel lavorare fino a dieci ore al giorno sdraiato sull’enorme foglio adagiato sul pavimento, senza riscaldamento e con la sola luce delle lampade al neon. Ha iniziato in un’aula di liceo, poi in un fermo deposito autostradale e ora si è spostato in una casetta di legno concessa dal Comune di Rauma: la stanza misura quattro metri per cinque. Troppo piccola, dice, per concludere l’impresa. “Posso dedicarmi solo a piccoli moduli per volta e complessi di figure a metà”. Per questo vorrebbe uno spazio più grande che gli consenta di concludere l’opera in tempi brevi: “Trenta metri quadri possono bastare”.
Al centenario manca poco più di un anno e metà dell’opera. Un lavoro instancabile, interrotto solo dagli incontri di letture dantesche nelle biblioteche della Finlandia, due volte al mese, in cui il giramondo torinese espone anche i suoi disegni, in un connubio di arte e letteratura. “Voglio portare un po’ del nostro patrimonio culturale nella terra dei mille laghi”. Del resto, sorride, “l’artista italiano qui è esotico”.
Mazzone è partito dall’Italia dopo il diploma di scenografia all’Accademia Albertina di Torino: è andato a fare l’aiuto cuoco a Reykjavik, in Islanda. Poi, nel 2015, la prima residenza d’artista a Rauma: “La buffa figura di uno straniero uscito fuori un po’ dal nulla ha fatto colpo”. Quindi un’altra residenza in Groenlandia, nell’isola di Upernavik, a fare ricerca sulle costellazioni per un museo locale. Poi il ritorno a Rauma, come insegnante d’arte al liceo. Un giorno, durante una visita a una cartiera del posto, gli è stato regalato un rotolo di celluloide delle dimensioni di 97 per 4 metri, uno scarto di produzione di duecento chili. “Il primo approccio con il foglio mi ha colto impreparato”, ricorda l’artista, che di fronte a quella imponente parete di carta non sapeva cosa fare. La folgorazione è arrivata durante una corsa nella foresta in una fredda notte invernale. “Lo scenario era quello del tredicesimo canto”, con le anime dei miserabili trasformate in tronchi. “Mi sono chiesto: cosa potrebbero raccontare questi alberi, se solo potessero parlare?”.
Guidato dall’ascolto della Divina Commedia in audiolibro, e suggestionato dal buio e dalla foresta finlandese, “a tratti magnifica e superba”, Mazzone ha messo a punto il suo progetto. “Il mio è uno stile figurativo, romantico. Ma non è l’illustrazione delle cantiche”, precisa l’artista che prende le distanze dai suoi più grandi predecessori, da Botticelli a Gustave Doré. Nella sua personale interpretazione del poema, paesaggi sublimi si mischiano agli anfratti infernali mentre alcuni personaggi assumono le sembianze dei giganti della mitologia scandinava.
La tecnica è esemplare: “Una matita, che batto sul foglio in stile codice Morse”, creando così un effetto simile al puntinismo. “Perché questo stillicidio?”, si chiede l’artista che rifugge con orgoglio da pixel e penne grafiche: “Voglio dare dignità al disegno manuale”. Una passione coltivata fin da piccolo, “quando passavo intere giornate a disegnare angeli e diavoli prendendo spunto dalle incisioni medievali”. L’amore per la Divina Commedia è arrivato dopo, ed è cresciuto con la lontananza da casa. Ma, ammette l’artista: “Sono sincero: non l’ho letta tutta”.
Intanto il rotolo dantesco avanza nel fredda casetta di Rauma, uno dei sette patrimoni Unesco della Finlandia. Mazzone guarda già oltre: “Mi piacerebbe incontrare Roberto Benigni”, che più volte si è fatto “sublime interprete” della Divina Commedia. “La mia è una rivisitazione del poema dantesco, e per questo, forse, non gli piacerà”, ragiona l’artista mentre rifà la punta alla matita. “Ma ingegno e passione possono creare miracoli”.