Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente / tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui. Se Dante non fosse stato esiliato dalla sua Firenze per motivi politici, forse nel XVII canto del Paradiso della Divina Commedia non troveremmo questi versi. Invece la condanna all’allontanamento dalla città toscana non solo ci fu, ma mai venne ritirata. A settecento anni da quella sentenza, Firenze fa il primo passo. E qualcosa si muove per la riabilitazione del sommo Poeta.
La commissione Cultura di Palazzo Vecchio ha infatti approvato una mozione che intende “revocare formalmente il bando con cui Dante venne cacciato da Firenze nel 1302, condanna emessa in contumacia che, a causa del mancato rientro in città per discolparsi delle accuse, fu commutata in sentenza di condanna all’esecuzione della pena capitale”.
La mozione, presentata dai consiglieri di Forza Italia Enrico Bosi e Massimo Pieri, è stata fatta propria dalla Commissione, presieduta da Dario Nardella (Pd), che l’ha approvata il 29 maggio scorso. “Il bando dell’esilio – spiegano Bosi e Pieri – non è mai stato revocato e questa, fatta eccezione per il ‘processo di Dante’ nella basilica di San Francesco ad Arezzo in occasione dell’ottavo centenario della nascita, è la prima iniziativa per la piena riabilitazione del grande poeta, cui tanto deve la città”.
Ma non basta. Firenze, come suggeriscono i due consiglieri, “mostrandosi finalmente riconoscente verso il suo illustre concittadino” dovrebbe adoperarsi per la sua completa riabilitazione con “un gesto che gli renda il dovuto onore e gli restituisca la piena dignità ed il rango di fiorentino eccellente”. Per questo invitano il sindaco a conferire al conte Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante Alighieri, il Fiorino d’oro.
Lo strappo tra la patria e la famiglia del poeta non fu mai ricucito e Dante visse gli ultimi anni della sua vita [prima a Verona – sembra dal 1312 al 1318 – e poi] a Ravenna, dove morì nel 1321. “I figli di Dante – precisano Bosi e Pieri – si stabilirono a Verona continuando la sua discendenza fino all’attuale conte Pieralvise Serego Alighieri, figlio del conte Dante e attento custode delle tradizioni dantesche in qualità di presidente ed esponente di varie società dedicate”.
Quello che hanno in mente i due consiglieri è un percorso di collaborazione con le amministrazioni di Ravenna e Verona per la promozione di una serie di eventi in onore di Dante. Il primo passo è fatto. Ora, il prossimo sarà la discussione della mozione in consiglio comunale.
Articolo tratto da www.repubblica.it
Tra [ ] ci siamo permessi una “ndr”… su segnalazione degli amici veronesi