Un documento pontificio su Dante: l’annuncio del Papa alla delegazione ravennate in udienza a Roma

2020-10-10T21:02:40+00:0010 Ottobre 2020|

Un documento pontificio su Dante: l’annuncio del Papa alla delegazione ravennate in udienza a Roma

Diversi i riferimenti a Ravenna e ai mosaici bizantini nel discorso di papa Francesco: “La morte di Dante a Ravenna avvenne ‘nel dì che la esaltazione della Santa Croce si celebra dalla Chiesa’ – ha spiegato – Il pensiero va a quella croce d’oro che certamente il Poeta vide nella piccola cupola color blu notte, disseminata di novecento stelle, del Mausoleo di Galla Placidia; o a quella, gemmata e “lampeggiante” Cristo – per usare l’immagine del Paradiso – (cfrXIV, 104), del catino absidale di Sant’Apollinare in Classe”

Papa Francesco benedice la croce di Paolo VI (Servizio Fotografico-Vatican Media)

La Chiesa parlerà ancora una volta di Dante e proporrà il suo messaggio al mondo come “profeta di speranza”: un documento pontificio è in preparazione quindi per l’anno dantesco sull’opera del Sommo Poeta. L’ha annunciato questa mattina Papa Francesco nell’udienza privata che ha visto protagonista la nostra città a Roma per far benedire la croce donata alla città da Paolo VI (nel 1965, in occasione del Settimo Centenario della nascita di Dante) che verrà ricollocata nella Tomba del Sommo Poeta.

La delegazione ravennate con la Croce appena benedetta

Una notizia che ha riempito di gioia l’intera delegazione ravennate guidata dall’arcivescovo Lorenzo, monsignor Lorenzo Ghizzoni e composta dalle principali autorità cittadine, il sindaco Michele de Pascale, il Prefetto Enrico Caterino e inoltre il presidente dell’Abi, il ravennate Antonio PatuelliMarco Martinelli ed Ermanna Montanari, fondatori del Teatro delle Albe e, per il gruppo diocesano, il vicario generale, don Alberto Brunelli, il direttore dell’Ufficio beni Culturali, don Lorenzo Rossini, il portavoce diocesano Enrico Saviotti, e diversi membri del Comitato diocesano per le Celebrazioni dantesche, a partire dalla vice-presidente Manuela Mambelli.

Dante è “maestro di umanità”, sembra averci voluto dire Papa Francesco con il suo discorso che è seguito all’introduzione dell’arcivescovo Lorenzo (qui il suo intervento: “Dante – ha spiegato – ci invita ancora una volta a ritrovare il senso perduto o offuscato del nostro percorso umano”.

E questo a partire anche dalla sua esperienza di esilio (il riferimento qui è a un pensiero del poeta Mario Luzi), nel quale Ravenna è stato l’ultimo approdo: “Per Dante l’esilio è stato talmente significativo, da diventare una chiave di interpretazione non solo della sua vita, ma del ‘viaggio’ di ogni uomo e donna nella storia e oltre la storia”.

La delegazione ravennate a Roma

Sono stati diversi i riferimenti a Ravenna e ai mosaici bizantini nel discorso del Papa: “La morte di Dante a Ravenna avvenne ‘nel dì che la esaltazione della Santa Croce si celebra dalla Chiesa’ – ha spiegato – Il pensiero va a quella croce d’oro che certamente il Poeta vide nella piccola cupola color blu notte, disseminata di novecento stelle, del Mausoleo di Galla Placidia; o a quella, gemmata e “lampeggiante” Cristo – per usare l’immagine del Paradiso – (cfrXIV, 104), del catino absidale di Sant’Apollinare in Classe”.

Quella stessa croce, una croce gloriosa, che sabato 17 ottobre, dopo la benedizione da parte di Papa Francesco, verrà ricollocata nel luogo per il quale era stata pensata, la tomba del Sommo Poeta. “Quella stessa croce, in occasione di questo centenario – ha sottolineato papa Francesco -, tornerà a splendere nel luogo che conserva le spoglie mortali del Poeta. Che possa essere un invito alla speranza, quella speranza di cui Dante è profeta” (cfr Messaggio nel 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, 4 maggio 2015).

“L’auspicio – ha continuato i Pontefice – è dunque che le celebrazioni per il VII centenario della morte del sommo Poeta, stimolino a rivisitare la sua Commedia così che, resi consapevoli della nostra condizione di esuli, ci lasciamo provocare a quel cammino di conversione ‘dal disordine alla saggezza, dal peccato alla santità, dalla miseria alla felicità, dalla contemplazione terrificante dell’inferno a quella beatificante del paradiso’” (la citazione è quella all’Altissimi Cantus di San Paolo VI).

“Allora – ha concluso papa Francesco –, approfittando di questa risonanza che supera i secoli, anche noi potremo arricchirci dell’esperienza di Dante per attraversare le tante selve oscure della nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia, per giungere alla meta sognata e desiderata da ogni uomo: “‘l’amor che move il sole e l’altre stelle’”.

Il discorso integrale di Papa Francesco alla delegazione ravennate: http://m.vatican.va/content/francescomobile/it.html#salastampasearch