La Casa di Dante in Abruzzo propone dal 18 ottobre al 30 novembre 2008, presso il Castello Gizzi di Torre de’ Passeri (Pescara), la mostra delle illustrazioni al canto XI del Paradiso dantesco degli artisti Giuliana Caporali, Loris Cordenos, Gabrie Pittarello, Dimitrije Popovic, Elio Rizzo e Renato Varese.

Alla morte di san Francesco, nel 1226, i suoi seguaci erano diverse migliaia e in pochi anni crebbero prodigiosamente. All’epoca di Dante il Francescanesimo rappresentava l’espressione più alta della religiosità e l’ideologia comune, per non dire esclusiva, degli Artisti. Strettamente legato al Francescanesimo è l’ideale pauperistico e il tema della povertà non solo veniva dibattuto, ma era al centro della vita civile e religiosa. II dibattito degenerò in una polemica sulla povertà tra Conventuali e Spirituali che dilaniò l’Ordine francescano e tutta la Cristianità.
Gli Spirituali erano per l’osservanza rigida e integrale della povertà e della regola francescana, secondo l’esempio personale di san Francesco. La corrente spirituale fu duramente perseguitata e definitivamente condannata da Giovanni XXII nel 1323. I suoi maggiori esponenti furono Pietro Olivi (1248/49-1298) e Ubertino da Casale (1259 c. – dopo il 1329) autore dell’Arbor vitae composto nel 1305. Entrambi furono lettori di teologia nello studio di Santa Croce a Firenze. II loro insegnamento fu di una enorme importanza e si svolse nel periodo in cui l’Alighieri afferma di essersi dato alla filosofia “ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti” (Conv. II xii 7).
II poeta conobbe forse entrambi e subì il fascino del loro insegnamento. La sua concezione della Storia della Chiesa infatti è riconducibile a quella francescana spirituale. Alla stessa concezione è riconducibile il canto XI del Paradiso, dedicato a san Francesco. Egli attinge a varie fonti, ma soprattutto alla Legenda maior di san Bonaventura, piegando però tutto alle sue esigenze. San Francesco, nel suddetto canto, è il combattente che si batte per “la donna sua più cara”: la Povertà. E nella biografia poetica l’allegoria della povertà rappresenta la parte centrale e preminente. E anche sul punto di morte il Santo, ai suoi frati, sempre secondo Dante, non raccomandò altro che la povertà, “comandando” loro di amarla a fede.

Quando a colui ch’a tanto ben sortillo             
piacque di trarlo suso a la mercede               
ch’el merito nel suo farsi pusillo,
a’ frati suoi, si com’a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,         
e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara,     
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara.
(Par. XI, 109-117)

La mostra sarà affiancata da un catalogo curato dal prof. Corrado Gizzi (Ianieri Edizioni, Pescara), che conterrà saggi di autorevoli studiosi e la riproduzione a colori e a tutta pagina delle opere esposte.

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