NEI GIORNI DELLA RIVOLTA IRANIANA CONTRO L’ HIJAB
E DEI SANGUINOSI FATTI DI TEHERAN

di
Albert Daring

Febbraio 2018

Un incontro all’insegna dell’integrazione fra i popoli, per la promozione di una cultura di pace e tolleranza religiosa al di là del terrore, del fanatismo e della guerra. A conclusione dell’anno che ha visto Pistoia Capitale Italiana della Cultura, i coreografi Antonella Tronci della compagnia pistoiese Axe Ballet e Wayne Barbaste della francese Compagnie Calabash di Lione hanno organizzato assieme uno stage di tre giorni a beneficio dei loro allievi internazionali. All’insegna della jazz dance, ampiamente influenzata da stili espressivi africani, questa esperienza formativa si è incentrata sul tema e sul problema attuale dei rapporti fra Africa e Europa. Wayne Barbaste è esperto internazionale di Afro–Jazz Dance, formatosi in Africa e pure in ambiente caraibico e newyorkese. Il dantista Marino Alberto Balducci, dal 1994 direttore dell’istituto di ricerca pistoiese Carla Rossi Academy e docente di Letteratura Cristiana presso il Dipartimento di Italianistica della Facoltà Teologica della Università di Stettino in Polonia, ha partecipato all’evento conclusivo con una conferenza in due parti (in inglese e in italiano) su un episodio cruciale della Divina Commedia: le nozze di San Francesco con una creatura misteriosa che è donna disprezzata, contraddistinta dal simbolo del colore scuro. Si tratta, nella metafora, di un’unione emblematica in cui l’uomo abbraccia la povertà materiale e l’umiltà intellettuale. Allora la gioia perfetta viene scoperta da Dante nel nostro coraggio di amare ogni cosa indistintamente, anche gli aspetti in apparenza più sporchi ed orrendi del nostro vivere umano, per superare le divisioni e favorire la fratellanza amorosa in ogni parte del mondo. L’oriente e l’occidente, il bianco e il nero, l’India e Assisi si incontrano in quest’episodio famoso della Divina Commedia, all’interno di un canto che è fra i più poetici, erotici e spirituali del Paradiso. L’evento in due tempi ha avuto luogo il 3 gennaio scorso al Teatro Buonalaprima di Borgo a Buggiano, con il patrocinio della Società Dantesca Italiana di Firenze. La conferenza-spettacolo, apprezzata anche in collegamento elettronico da Miami in Florida, è la settantottesima del ciclo “Evocazioni Dantesche. Immagine, Danza, Musica e Parola” che l’ente privato non-profit Carla Rossi Academy organizza dal 2007 in Italia e all’estero (Australia, India, Polonia, Svizzera) con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Bianco Occidente e Oriente Nero è stato un evento internazionale, interreligioso e interculturale. Oltre a Wayne Barbaste, ha partecipato la flautista giapponese Ryeko Okuma eseguendo Les Folies d’Espagne’ di Marin Marais. L’evocazione drammatizzata moderna del matrimonio francescano nel sole dell’India si è svolta a cura della compagnia teatrale pistoiese Progetto Idra, con danze su musiche elettroacustiche originali di Andrea Pozzi / Sensory Gate. L’intensa esibizione attoriale di Marco Arrigoni (Tommaso d’Aquino) e Silvia Prioreschi (Donna Nera) è stata immediatamente preceduta da un canto religioso persiano di Neda Parsa della Comunità Baha’i, accompagnata alla chitarra da Anis. La melodia ha rappresentato un momento di particolare commozione anche per la coincidenza con la rivolta iraniana contro l’hijab e i sanguinosi fatti di Teheran. Il canto è la testimonianza e la poesia di una donna che ha conosciuto il martirio, del quale è stata letta una breve storia che riportiamo doverosamente:
«Persia, 1848. Una donna chiamata Tahirih, che significa “la pura”, con coraggio indomito, appare per la prima volta senza il tradizionale velo davanti a un’assemblea di uomini, destando scandalo e sgomento. Solo quattro anni dopo sarà condannata a morte, strangolata. Giunta vicino al boia, porgerà un fazzoletto di seta, chiedendo di utilizzarlo per ucciderla. Lo ha accuratamente imbevuto di acqua di rose. Le ultime parole che pronuncerà prima di morire sono: “Potete uccidermi quando volete, ma non potrete fermare l’emancipazione delle donne”. Tahirih dedicherà tutti i giorni della vita che avrà a disposizione per affermare con grazia e coraggio che è venuto il tempo di riconoscere che tutti gli esseri umani formano un’unica famiglia; è arrivato il tempo di costruire un mondo unito che abbracci le diversità dei suoi popoli, di riconoscere l’unicità di Dio e l’unità delle religioni legate tra loro da un’origine comune e da uno scopo comune. Tahirih testimonia la venuta di una nuova era nella vita dell’umanità, in cui si devono conciliare le forze che ci appaiono in contrasto, come scienza e religione, unità e diversità, libertà e ordine, diritti e responsabilità. Questa è un’era di giustizia e libertà da ogni forma di pregiudizio, in cui uomini e donne rappresenteranno le due ali che devono battere insieme per permettere all’umanità di volare. Se non lo faranno, tutto il progresso di cui l’uomo è capace non potrà manifestarsi».

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