Rilevare la guida artistica della Sagra Musicale Umbra dalle mani di Aldo Bennici, che per un triennio l’ha saputa caratterizzare con la sua cultura, il suo gusto e la sua personalità, non è cosa facile. Accettando la sfida, ho creduto opportuno e giusto dare a questo storico festival una caratterizzazione fortemente tematica. Sono allora risalito a Dante come fondamento della nostra cultura nazionale, approfittando, lo confesso, di un momento in cui verso l’autore della Commedia si manifesta un largo risveglio d’interesse. Il legame fra l’Umbria e l?eredità di Dante è fortissimo: qui ogni borgo, ogni testimonianza artistica parla con forza di quella stagione d?intensa spiritualità inaugurata da Francesco d’Assisi e culminante proprio nell’Alighieri. La nostra stessa lingua ha avuto nel Cantico di Frate Sole il suo primo altissimo conseguimento letterario che ha aperto la strada ai vertici insuperabili della poesia dantesca. Sembra semplicemente incredibile che solo un secolo separi quell’esordio ispirato dell’umile preghiera francescana dal «poema sacro a cui ha posto mano e cielo e terra».
Nella spiritualità di questa regione la Sagra Musicale ha fin dall’inizio trovato la propria ragion d’essere e il proprio nutrimento. Un percorso sui riflessi musicali dell’ispirazione dantesca mi è sembrato quindi il modo migliore per inserirmi nella gloriosa storia di uno dei festival più antichi d’Italia, che ha avuto per tanti anni il sigillo geniale delle intuizioni di Francesco Siciliani.
Questo itinerario dantesco parte dalla musica e dalla poesia che hanno ispirato l’Alighieri, cioè dalla letteratura trovadorica. Nel XXVI Canto del Purgatorio, il poeta traccia una genealogia del suo stile e della sua rivendicazione di rango letterario per l’idioma volgare, quel «parlar materno» di cui vedeva nel provenzale Arnaut Daniel il «miglior fabbro»; a lui concede l’omaggio più alto, quello di esprimersi nella Commedia nella sua propria lingua, in lingua d’oc: «Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan». Ai Micrologus, ensemble che dall’Umbria ha portato nel mondo un vivacissimo modo di far rinascere la musica del medioevo, è affidato il compito di far rivivere il canto dei trovatori, messi a confronto col canto devozionale umbro della lauda dugentesca. E proprio con un omaggio a queste radici della devozione popolare, così importanti per il manifestarsi di una identità linguistica e spirituale nell’Italia del XIII e XIV secolo, si apre la Sagra. Tre storiche confraternite si daranno convegno per cantare insieme nelle suggestive strade di Spello, unendosi poi in Santa Maria Maggiore, di fronte agl’incantati affreschi del Pinturicchio nella Cappella Baglioni.
La musica del tempo di Dante viene anche presentata nel suo aspetto più quotidiano, quello della danza e dell’intrattenimento, e prenderà vita con l’estro di Federico Maria Sardelli e del suo Ensemble «Modo Antiquo».
È tradizione della Sagra riportare alla luce partiture dimenticate o ignote della letteratura musicale. Grazie a Federico Maria Sardelli e alle sue incessanti ricerche vivaldiane, tornerà alla luce un Mottetto del Prete Rosso scoperto nel Sacro Convento di Assisi e affiancato per l’occasione alla toccante intonazione dello Stabat mater che Vivaldi destinò alla voce di contralto.
Dopo secoli di oblio, è l’Ottocento romantico a riscoprire Dante e a farne un pilastro anche dell’ispirazione musicale. A Liszt, visionario in bilico fra inferno e paradiso, dobbiamo due grandi pagine d’ispirazione dantesca: il giovane ma già affermatissimo Alessio Bax ci restituirà al pianoforte la Fantasia quasi Sonata «Après une lecture du Dante», mentre la grande Sinfonia Dante verrà proposta insieme alla Francesca da Rimini di Ciajkovskij in un originale allestimento multimediale, con proiezioni di elaborazioni grafiche dalle illustrazioni celeberrime di Gustave Doré per la Commedia e l’intervento di una illustre voce recitante, Chiara Muti. L’Athestis Chorus, coinvolto in questo progetto per il Magnificat che corona la Sinfonia lisztiana, il giorno successivo, nella Chiesa della Madonna dei Miracoli a Castel Rigone, intonerà una selezione di polifonie mariane, fra le quali figura quella sull’ultimo Canto del Paradiso che è il testamento musicale di Giuseppe Verdi.
Nel confronto con Dante non poteva mancare la contemporaneità. In prima esecuzione assoluta, lo Hilliard Ensemble metterà le proprie voci al servizio di una partitura di Roger Marsh, Il cor tristo, basata sul Canto del Conte Ugolino. Inoltre, un umbro d’adozione, Salvatore Sciarrino, ha destinato alla Sagra la prima esecuzione italiana dei suoi Dodici madrigali, messi a confronto con lo spirito tormentato di Carlo Gesualdo nel concerto dei Vocalsolisten di Stoccarda ospitato fra le antiche mura della Basilica di San Pietro.
Voglio, infine, mettere l’accento sui due grandi concerti che incorniciano il programma. L’apertura è affidata a Beethoven e al messaggio universale della Missa solemnis, un viatico sublime che l’autore volle sintetizzare nell’epigrafe «dal cuore possa giungere al cuore». È questo l’auspicio che accompagna l’itinerario della Sagra Musicale Umbra 2008 che si chiuderà con l’altra sublime intonazione dell’ordinarium, la Messa in si minore realizzata da Bach come testamento spirituale e straordinariamente ecumenico del suo dialogo con Dio. E sulla trasfigurazione sonora del “don nobis pacem”, che sigilla l’immensa partitura bachiana, torneremo «a riveder le stelle».



Alberto Batisti
Tratto da: www.perugiamusicaclassica.com

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