Dante underground con Benigni “lettore”
L’ultima sorpresa di Muller per i cinefili
Inserita last minute nel programma, “La commedia” del regista-cult Amos Poe è una strana rilettura dell’opera di Alighieri. Con la voce del nostro mattatore più filodantesco a declamare il Paradiso
di CLAUDIA MORGOGLIONE

Dante underground con Benigni “lettore” L’ultima sorpresa di Muller per i cinefili

ATTENTO, mai come quest’anno, a costellare la vigilia della Mostra di sorprese last minute, il direttore Marco Muller ha calato un asso qualche giorno fa. Annunciando che nel novero di pellicole fuori concorso ci sarà anche una rilettura – particolare, contemporanea, decisamente underground – della Divina Commedia dantesca. Con la voce fuori campo di un “esperto” come Roberto Benigni a declamare i versi del Paradiso.

Artefice dell’operazione è Amos Poe, regista newyorkese nonché icona del cinema indipendente a stelle e strisce: è tra i padri del movimento alternativo No Wave, ed è un punto di riferimento per chi vuole fare film in circuiti off. Quelli duri e puri, autenticamente sperimentali. La sua ultima fatica, che verrà presentata al Lido il prossimo 3 settembre (a mezzanotte, in Sala Grande), si chiama, appunto, La Commedia. Tanto per non allontanarsi troppo dall’originale. E proprio alla struttura del capolavoro della lingua italiana si ispira l’articolazione del film: ventimila sequenze per un totale di cento minuti (cento sono anche i canti dell’opera dantesca), che richiamano il viaggio allegorico di Alighieri attraverso i tre regni dell’aldilà.

Insomma: settecento anni dopo, il nostro poeta più grande continua a dimostrare – se mai ce ne fosse bisogno – la sua vitalità. Per rendere la bellezza della sua creazione poetica, Poe ha deciso di affidarsi, tra gli altri, proprio da Benigni. Uno che la materia ce l’ha nel sangue: ha letto La Divina Commedia in tv, dimostrando che la cultura in prima serata può fare scolti straordinari; e l’ha portata in giro per i teatri, italiani ed europei. Le altre voci sono quelle di Alfonso Santagata (Inferno) e Sandro Lombardi (Purgatorio).

L’idea chiave del film è quella di un viaggio in movimento. In cui Amos, il regista, e Dante, si trovano in una sorta di crisi di mezz’età: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, appunto. “Volevo girare un’opera – ha spiegato il sessantenne Poe – ed ero alla ricerca di un buono scrittore. Ho immediatamente pensato a Dante. La Commedia è cresciuta in modo organico a partire dalle mie letture della Divina Commedia, dal fascino evocato dalla riscoperta delle origini del cinema come flusso di immagini in movimento e come poesia, e grazie all’aiuto di migliaia di fan su Facebook. Mi auguro che lo spettatore sia rapito da ciò che accade sullo schermo e da ciò che verrà evocato in lui a livello emotivo. Credo che la magia del cinema stia proprio in questa interazione di universi narrativi, quello visivo e quello interiore”.

E a proposito di Facebook, c’è da dire che il movimento cinematografico in cui Poe si riconosce è centrato proprio sul confronto creativo attraverso i social network. Un metodo veloce, a basso costo e decisamente democratico.

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