La recensione di Alessandro Paesano

Due uomini che amano la donna
Dante legge Albertazzi, è il peculiare titolo che l’attore 87enne ha voluto dare a uno spettacolo che è molto di più di una lettura di poesie, molto di più di una conferenza su Dante essendo la rappresentazione di due vite, l’incontro di due anime, di due uomini che amano la donna.
Albertazzi prende spunto dai suoi ricordi d’infanzia, la sua professoressa di Latino delle medie Cinita, che lo interrogava su Dante, ricordo con il quale si apre lo spettacolo, quando, su alcuni versi danteschi, seminascosta dietro un velame, Cinita compare come d’incanto, incarnata da Ilaria geniatempo, e Albertazzi è seduto di spalle al pubblico e ricorda, anzi sogna, le cosce della sua giovane avvenente professoressa.
Un escamotage elegante sul quale Albertazzi imbastisce tutto lo spettacolo, in un continuo discorrere senza soluzione di continuità tra le donne di Dante e questa sua prima donna della quale dice sia davvero esistita, raccontando dettagli, vezzi del carattere, anche quando Cinita non fu più la sua prof., attribuendole addirittura un libro, La deliziosa ascesa edito da Vallecchi.
Cinita altri non è se non una donna schermo (d’altronde come può una professoressa di latino spiegare Dante?) sul cui ricordo si dipanano i suoi ragionamenti sulle donne, sulla donna angelicata di Dante, su Beatrice che gli tolse il saluto perchè Dante aveva usato due donne schermo, sulle poesie dantesche, tra Divina Commedia e Vita Nuova, passando anche per quelle petrose Albertazzi rieusce a disquisire di donne e di amore tra citazioni di Guido Cavalcanti, Elliot, Ezrda Pound e Borges.
Come Dante fu trait d’union tra Albertazzi e Cinita così la vita dell’attore fa da trait d’union tra lo spettatore e Alighieri, interpretato, letto, declamato, e decifrato da Albertazzi che giunge persino a suggerire inedite linee di lettura del celebre quinto canto dell’Inferno.
Uno spettacolo che intender non lo può chi non lo prova tra considerazioni personali, battute argute e mai fuori luogo, della durata piena di due ore che passano in fretta perchè Albertazzi intrattiene, non annoia, mostra, non spiega e, sempre, incanta.
Dopo gli applausi, tanti, infiniti, sinceri, Albertazzi torna in scena per dare una notizia appena giunta: la vecchiaia non esiste dice, e a vedere il pubblico di giovani e giovanissimi pendere dalle sue labbra c’è da crederci senz’altro.

Visto il 17/02/2010 a Roma (RM) Teatro: Ghione

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