Il Canto delle anime – tre spettacoli in programma presso la Cattedrale di Lugano il 21, il 22 e il 24 ottobre 2008 – prende le mosse dalla riflessione sul ruolo che Dante Alighieri riserva alla musica sacra nella Divina Commedia. Le citazioni e i riferimenti sono estremamente rari sia nell’Inferno sia nel Paradiso dove, essendo luogo della ‘gloria eterna’, ci si sarebbe attesi ambientazioni e richiami a cori angelici o tipologie di figure e situazioni simili. Dante colloca, invece, la musica nel Purgatorio, e la sceglie quale ‘colonna sonora’ del suo viaggio attraverso le cornici del Purgatorio vero e proprio, passando nella divina foresta dell’Eden e in cima alla sacra montagna, lungo il cammino che lo condurrà al Paradiso.
Si tratta di musica che rievoca esperienze di musica terrestre inerenti alla prassi del canto liturgico. Musica che Dante affida con precisione e conoscenza perfetta alle anime che, attraverso il canto, realizzano la prospettiva di un recupero e di una progressiva purificazione della loro memoria, entro un disegno poetico-musicale al quale il ‘sommo poeta’ conferisce l’aspetto di un immenso ‘dramma liturgico’.
Il progetto – nato da un’idea dello studioso di letteratura italiana Gianfranco Freguglia e dal musicologo Giovanni Conti – trova realizzazione nella collaborazione sinergica di due protagonisti assoluti delle materie toccate: Vittorio Sermonti, dantista di fama internazionale e More Antiquo, formazione vocale elvetica da un ventennio sulla scena concertistica.
La strutturazione di tre serate sviluppa un ‘viaggio sonoro’ la cui potenza evocativa e visionaria viene ulteriormente esaltata dalla musica scritta per l’occasione da Giorgio Battistelli, musica che aprirà la prima serata, evocando l’Inferno, e chiuderà la terza serata anticipando il Paradiso.
La lettura-concerto sarà trasmessa in diretta dalla Rete Due della Radio Svizzera via etere e in video streaming.

Come segnalava un autorevole musicologo americano – scrive Vittorio Sermonti nel testo che accompagna la presentazione dell’iniziativa -, «molto di quanto è stato scritto fino al XV secolo, soprattutto in ambito polifonico, appare in sintonia con le linee di tendenza estetiche di questi tempi, così da influire sulla sensibilità e l’immaginazione dei musicisti nostri contemporanei»; e – si potrebbe aggiungere – così da interferire, eludendo i precetti della tonalità, nelle nostre abitudini di circospetti fruitori di musica contemporanea. Sarebbe tuttavia inutile nasconderci che la musica che Dante praticava in qualità di ascoltatore, di “paroliere” e di teorico ci è molto lontana. Così è: il sistema di sovrasensi astronomici, mistici e morali che il poeta e il suo tempo annettevano ai diversi generi e modi musicali, e che coordinava nozioni tecniche ed emozioni sensibili alla segreta architettura del cosmo, tanto da promuovere gli addetti alla contemplazione delle “forme universali”, ci risulta accessibile solo per intermediazione erudita.
Tuttavia anche noi, fruitori abituali del più ovattato Mozart e del più brutale heavy metal, pretenderemmo di capire qualcosa di quella musica: in particolare dei cori innumerevoli e delle enigmatiche monodie che si levano dalla spiaggia, dall’erta del Monte Purgatorio e dal giardino che lo sovrasta, interponendosi – preziosi indizi di «musica humana» – tra i sospiri, le urla, i bombiti, gli scricchiolii provocati dalla indecente disperazione dei dannati e le armonie siderali che coinvolgeranno beati, angeli e santi (di queste “musiche” impossibili e irricevibili tenterà di fornire due schegge, in apertura della prima serata e in chiusura della terza, Giorgio Battistelli, eccellente fra i compositori nostri contemporanei). Perché le anime penitenti avviate all’espiazione, cioè alla salvezza, cantino all’unisono sull’oceano il salmo dell’Esodo (esodo verso la terra promessa e l’eternità dal futuro…), sembrerebbe abbastanza trasparente; ma mai come Catone, guardiano costiero dell’isola, a sentire una dolcissima canzone d’amore intonata sulla spiaggia per il sollievo di quelle povere anime, s’indigna e urla tanto? È possibile ascoltare cori scolpiti nel marmo come fa Dante? Come mai l’immensa comunità dei penitenti, nel rendersi in voce al Creatore, accavalla e confonde le parole del Te Deum, fin quasi a cancellarle? Perché anche il canto degli angeli tende a sfaldarsi nell’orecchio del nostro pellegrino? Che cosa ci sta dicendo il poeta con quel suo reiterato «non capire»?
«Non andare in cerca delle parole, come se tu potessi tradurre in suoni articolati un canto di cui Dio si compiaccia: canta nel giubilo!»: così sant’Agostino ingiungeva ai salmodianti. Riascoltando quelle antiche melodie ricostruiti con tutti gli scrupoli dell’umiltà (ne saranno interpreti le voci di More Antiquo, ensemble di fama internazionale specializzato nel repertorio e diretto da Giovanni Conti), saremo anche noi frastornati e commossi; nei versi di Dante, che su per la montagna dell’espiazione racconta di aver ascoltato voci disarticolate dal giubilo, riascolteremo, rifuse nel giubilo, le portentose sinestesie della Cantica seconda.

fonte: www.rtsi.ch/ilcantodelleanime

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