Il XXXIII del Paradiso: il poema dantesco della Mediazione Mariana

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute. [1]

Scrive il padre Gabriele Roschini osm, uno dei maggiori mariologi del secolo XX e collaboratore di Pio XII nella stesura della proclamazione dogmatica dell’Assunta:

«Raccontava il Card. Ruffini che, avendo un giorno domandato al S. Padre Pio XI di s.m., se si poteva sperare in una prossima definizione dogmatica della mediazione di Maria, s’intese rispondere: “A che pro? È questa una verità già definita, non solo implicitamente ma anche esplicitamente”. E aggiungeva: “Che forse quando Dante Alighieri cantava della Vergine “Donna, se’ tanto grande e tanto vali, – che qual vuol grazia e a te non ricorre, – sua disïanza vuol volar sanz’ ali” non ne coglieva il contenuto dalla labbra stesse del popolo cristiano, eco fedele dell’insegnamento della Chiesa?”. Mi sia lecito aggiungere che non solo la suddetta celebre terziana dantesca, ma tutta la Divina Commedia, la quale, come ebbe a confessare Carducci , può dirsi “la voce di dodici secoli cristiani”, è una proclamazione solenne della mediazione universale di Maria. Tutto il divino poema si aggira, si può dire, su questo perno: nessuno può andare a Dio se non per mezzo di Cristo; e nessuno può andare a Cristo se non per mezzo di Maria. Ed infatti il mistico viaggio di Dante (simbolo dell’umanità) verso l’eterna salvezza, con Maria e per Maria si inizia, convertendosi, ossia passando dal male al bene, per opera della “Donna gentile” (I Cantica, l’Inferno); con Maria e per Maria si svolge, guidandolo Ella, per mezzo dei suoi messi dal bene al meglio (II Cantica, il Purgatorio); con Maria e per Maria si compie, passando dal meglio all’ottimo, ossia alla visione beatifica. È qui tutto il nucleo della Divina Commedia. Dalle sue mirabili Cantiche chiaramente apparisce come la grazia della conversione, della purificazione e della visione di Dio, vale a dire, ogni grazia, giunga all’umanità attraverso le mani di Maria»[2].


[1] Paradiso XXXIII, 1-27.
[2] P. Gabriele M. Roschini dei Servi di Maria, Conferenze Mariane trasmesse dalla Radio Vaticana, Rovigo, 1952 (II edizione) pp. 35-37.