Incontro con Maria Soresina e la sua Divina Commedia
Non è solo il grande maestro Roberto Benigni che si cimenta a recitare e a raccontare la Divina Commedia, come se fosse una poesia leggermente più lunga e sempre attuale. La cittadina nissena dona un piccolo omaggio all’opera d’arte per eccellenza della letteratura italiana, dando una lettura diversa dei suoi versi.
Per l’esattezza stiamo parlando di Maria Soresina che, nella serata di martedì 11 settembre, ha tenuto col fiato sospeso, il pubblico radunato presso la sala conferenze dell’I.T.I.S. Mottura, di Viale della Regione (CL). Ha dato una visione totalmente nuova del significato della Divina Commedia, creando dei continui parallelismi e confronti con i testi sacri indiani, la visione del mondo dei Catari e persino la via dello Yoga.

Se ci si pensa in fondo, nella Divina Commedia si parla di un viaggio attraverso i mondi dell’aldilà, rappresentando il percorso di espiazione dell’anima di Dante partendo dall’Inferno, attraversando il Purgatorio e raggiungendo finalmente l’etereo Paradiso. Il tutto per trovare la pace, la salvezza e l’amore di Dio, grazie all’aiuto di un’anima guida.

D’altronde anche nello Yoga è previsto un cammino immaginario che il discepolo deve percorrere per arrivare alla meta della pace interiore. Anche qui si parla di un monte, anche se gli stadi da superare sono solamente otto, in comune c’è però la presenza di un guru che guida l’adepto nel suo percorso. Le somiglianze ancora più marcate stanno nella dottrina dei Catari, che presenta tanti punti in comune con l’induismo.

Due ore di full immersion nel mondo dantesco, dando una chiave di lettura diversa, più rivoluzionaria e persino «eretica». Ebbene sì, per Maria Soresina Dante era una cataro, definito al suo tempo come un «perfetto» o un «buon cristiano». Tanti i campanelli d’allarme: i papi all’Inferno ad esempio, o il semplice fatto che per loro esistesse un solo libro sacro, il «consolamentum», ripercorso quasi allo stesso modo dalla Commedia dantesca.

E’ lo stesso Dante a confessarlo, quando incontra all’Inferno Marco di Lombardia, vescovo cataro della chiesa di Concorezzo e dice: “Per fede mi ti lego, di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego.

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