Volo e Ammaniti,
doppio show a ruoli invertiti
Fabio Volo al Salone del Libro

Volo il «riflessivo», Ammaniti «one man show». Si sono involontariamente scambiati i ruoli, ieri, Fabio Volo e Niccolò Ammaniti, protagonisti assoluti di due degli incontri più gettonati della giornata. Ad accoglierli, interminabili code di fan. Che nel caso del conduttore da milioni di libri venduti, in parte sono rimasti delusi. Non è bastato neppure l’Auditorium del Lingotto, spazio da 1600 persone, a contenere la ressa di ragazzini scatenati, a caccia di autografi e pillole di «filosofia» di vita dalla loro icona: in 400 non hanno potuto entrare ad assistere allo spettacolo.

Quasi due ore di improvvisazione, tra consigli di lettura («Leggete i Vangeli e la Divina Commedia, in particolare il Paradiso, che per me è un Testo Sacro») e discorsi sull’importanza per gli adolescenti di scoprire i propri talenti. Il 40enne di Calcinate non ha lasciato a bocca asciutta il suo affezionatissimo pubblico. Fin dalle prime battute. Anzi dai primi fischi (in perfetta versione «tweet», visto che il Salone è dedicato al web), voce fuori campo, quando è ancora dietro il palco. Al richiamo cinguettante, la folla risponde con un’esplosione di applausi. «Eccomi qua! – ha esordito lo showman -. Questo sono io e quell’altro è il mio ego». Alle sue spalle, un maxischermo proietta il suo faccione parlante.

«Ditelo che siete qua per tenere i posti per Ligabue, stasera. E invece no, vi presento il mio romanzo, “Le prime luci del mattino”. Ma tranquilli, me l’ha scritto Ligabue». Da lì in poi sarà tutto un monologo sul ruolo salvifico della lettura. «Libro di carta o libro digitale. Va bene qualunque cosa, purché si legga! – commenta –. Aprire un volume, ebook o di cellulosa, è come un viaggio liberatorio. Chi non legge non ha memoria, non riesce a crearsi un pensiero autonomo e dunque a realizzare se stesso». Tra una riflessione sui massimi sistemi e molti sketch di alleggerimento, c’è spazio per l’autobiografia. «Non ho fatto le scuole alte, ma sono un sostenitore dell’obbligo della cultura, più che dello studio». Cita Hermann Hesse, i russi («che fa sempre figo nominare durante le cene chic») e i sudamericani come «Gabriel…Garko? Scherzo».

Il guru dei giovani toglie il velo alle ipocrisie: «Ragazzi, non dite che non avete tempo di leggere. È la bugia più grande che vi possiate raccontare». I flash scattano a ripetizione. È il momento della firma copie e del bagno di folla. Lo stesso che, dall’altra parte della fiera, in sala Gialla, preparava l’arrivo di Niccolò Ammaniti. Ironico, pulp. Presentato da Giovanna Zucconi, lo scrittore di successi quali «Io non ho paura» e della recentissima raccolta di racconti «Il momento è delicato» (Einaudi), ha tenuto banco per un’ora e mezza, di fronte a un pubblico piuttosto divertito. Ad assistere all’incontro, due ospiti d’eccezione: l’ex direttore Mondadori Gian Arturo Ferrari, e lo scrittore Paolo Giordano, che ai cronisti ha rivelato la notizia da tutti attesa: «Sto terminando il nuovo romanzo». In giugno l’anteprima, per ora i dettagli restano avvolti nel mistero

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