Tamo si espande nel nome di Dante
Dal 23 marzo nuova sezione nei chiostri
di Alessandro Fogli
Paolo e Francesca di Santo Spartà su cartone di Domenico Purificato
Due simboli prettamente ravennati come il mosaico e Dante Alighieri sono alla base della seconda parte dell’allestimento di Tamo. Tutta l’avventura del mosaico, mostra permanente di RavennAntica che dal 23 marzo ospiterà nei restaurati chiostri del Complesso di San Nicolò ventuno opere musive realizzate da grandi artisti del ‘900 italiano, raccolte sotto il nome di Mosaici tra Inferno e Paradiso.

«Dieci mesi dopo l’apertura – illustra la presidente di RavennAntica, Elsa Signorino – l’allestimento museale di Tamo “raddoppia” e tiene dunque fede alle promesse di dare vita a un progetto pluriennale di “cittadella del mosaico” che si arricchisce nel corso del tempo. Con la nuova sezione restituiamo alla fruizione pubblica, d’intesa con il Comune di Ravenna e con il Mar, una collezione di grande valore che il Comune volle nel 1965 in occasione del 7° centenario della nascita di Dante».

Tamo. Mosaici tra Inferno e Paradiso propone dunque ai visitatori un’esposizione permanente composta da ventun pannelli di grande pregio – e alcuni anche di grande formato – realizzati su cartone da artisti quali Purificato, Cantatore, Gentilini, Mattioli, Ruffini, Morigi Berti, Sassu e Saetti, ed eseguiti a mosaico da artisti e artigiani ravennati come Libera Musiani, Giuseppe Salietti, Santo Spartà, Sergio Cicognani e Renato Signorini.
Animatore dell’iniziativa del 1965 – volta a raccordare il mosaico all’identità contemporanea di Ravenna – fu Giuseppe Bovini, maestro di studi di antichità ravennati e bizantine. I mosaici in questione dal 23 marzo andranno a occupare larga parte del primo chiostro di San Nicolò, con un allestimento studiato dall’architetto Paolo Bolzani.

«Questa collezione è importantissima – sottolinea Paolo Raccagni del comitato scientifico di Tamo – perché la mostra del ’65 fu l’ultima a registrare l’intervento corale dei mosaicisti della Scuola Ravennate». I mosaici a soggetto dantesco hanno una storia lunga e avventurosa. Al punto che, nel corso degli anni, se ne era quasi persa traccia. «A Ravenna – ricorda Carlo Bertelli, curatore scientifico del progetto Tamo – Dante trovò, compiuto e consacrato dalla storia, quel mondo del mosaico che aveva lasciato a Firenze ancora in corso d’opera, con il rivestimento musivo della cupola del battistero. In questi chiostri di San Nicolò, dedicati a “Tutta l’Avventura del Mosaico” trovano ora accoglienza le opere in mosaico su temi della Divina Commedia che erano state a lungo ingiustamente dimenticate e che invece attestano quanto sia inesauribile l’ispirazione dantesca per l’arte moderna. Anche per quella che sa esprimersi nell’antica arte del mosaico».

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