Quale attualità di Dante

 

Troppi tentativi di attualizzazione di Dante (1265-1321) non consentono un’adeguata comprensione delle sue opere e dello spirito del suo universale messaggio di intelligenza e di profezia cosmica e storica. Tali tentativi ci fanno perdere di vista i valori che ancora condividiamo con l’Alighieri. Una risposta assai più semplice alla domanda circa l’attualità di Dante, a quella della Commedia e della relativa “durata” nel canone delle nostre letture e e ancora a quella circa il perché leggiamo ancora la Divina Commedia oggi e tutte le altri testi danteschi, rientra nell’invito a riflettere su quanto la nostra visione del mondo e dell’arte (ma non solo quella, ovviamente) rispecchi, più che sfuggenti costanti antropologiche, le molto sagge, d’altra parte, indicazioni nazionali scolastiche. La Divina Commedia è un libro difficilissimo e ancora oggi rinnova capitoli di spiegazione e di interpretazione che meravigliano e ci svelano la straordinaria non solo attualità, ma visione futura dell’idea dantesca. Per entrare in qualche particolare dell’attualità di Dante, che pur resta sempre, nonostante tutto, ad onor del vero, uomo del suo tempo, aldilà delle sue intuizioni, andrebbe brevemente trattato l’argomento cosmologico. Secondo un matematico o un cosmologo di oggi, la descrizione della forma dell’universo dantesco è perfettamente trasparente, e l’oggetto descritto dal Sommo Poeta è inconfondibile: si tratta di un’ipersfera (tre-sfera), la forma che nel 1917 Albert Einstein ha ipotizzato essere la forma del nostro universo, e che oggi è compatibile con le più recenti misure cosmologiche. L’ipotesi non è certo fantasiosa, visto che Dante aveva più familiarità con la geometria sferica, legata alle osservazioni astronomiche (oggi si parlerebbe di geometria e matematica paraboliche), che con la geometria euclidea: fu questo a favorire la sua arditissima intuizione di una geometria diversa. La grande concezione di Speinser è stata proprio questa, cioè quella che l’universo di Dante non è un universo euclideo, ma una varietà di Reinmann. Può essere interessante, a questo punto, confrontare il cosmo gerarchizzato dei pensatori musulmani ( e al tema dell’influenza dell’escatologia e della filosofia dell’Islam classico su Dante ho ampiamente dedicato sul web non pochi interventi e riflessioni, non ultimo il mio eBook su Dante nella computer age, che spazia sull’eredità dantesca in genere) con quello teorizzato dal cristiano Dante Alighieri. la Divina Commedia ci da, infatti, la prima chiave della struttura dei cieli, con l’ordine paradisiaco, Ma è il Convivio a essere più esplicito. Dante enumera otto cieli, da quello della Luna a quello delle Stelle fisse, cui aggiunge un nono “che non è sensibile se non per questo movimento che è detto di sopra [uno primo mobile semplicissimo…lo quale facesse la revoluzione da oriente in occidente], lo quale chiamano molti Cristallino, cioè diafano, o vero tutto trasparente. Veramente, fuori di tutti questi, li cattolici pongono lo cielo Empireo, che è….immobile. L’Empireo “è cagione al Primo Mobile, mosso da “ferventissimo appetito” e da “tanto desiderio” di Dio, “in quello [nell’Empireo] si rivolve. I motori dei cieli “sono sustanze separate separate da materia, cioè Intelligenze, le quali la volgare gente chiamano Angeli; i cieli mobili, che sono nove, cui si aggiunge “lo decimo[che] annunzia essa unitade e stabilitade di dio, rivelano “numeri, ordini, gerarchie, che certo non possono non essere stati ispirati dai filosofi “arabi”, anche se Dante non fa riferimento ad una concezione emanatistica.

Pierluigi Casalino