Il sigillo del Centro è stato realizzato nel gennaio 2006 dall’artista pavese Angelo Grilli e riunisce i principali elementi di riferimento dell’attività culturale del Centro stesso.
Al centro del gruppo figurativo che domina la scena è la Vergine Maria che tiene fra le braccia il Figlio Gesù in atteggiamento “vivace”:
Vergina Madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’etterno consiglio, / tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura. / Nel ventre tuo si raccese l’amore, / per lo cui caldo ne l’etterna pace / così è germinato questo fiore. / Qui se’ a noi meridïana face / di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, / se’ di speranza fontana vivace. (Par XXXIII 1-11).
Alla destra della Vergine il padre san
Francesco, che tiene tra le mani il libro
dei Vangeli, regola e vita dei frati minori
(Regola bollata I 1), e mostra le stimmate,
l’ultimo sigillo / che le sue membra due
anni portarno (Par XI 107-108).
Sul lato opposto Dante Alighieri nell’atto di offrire ‘l poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra (Par XXV 1-2).
Al trittico fa da cornice un chiostro, chiaro richiamo al luogo in cui visse l’antica comunità minoritica, in cui furono custodite per oltre tre secoli le ossa del sommo Poeta e in cui, in alcuni spazi al primo piano del c.d. Chiostro “Dante”, hanno attualmente sede le attività del Centro, ma anche allusione ad una modalità di azione culturale che sappia sempre coniugare studio e contemplazione. Da una finestra del chiostro si affaccia un frate che guarda la scena sottostante, omaggio a quei francescani che hanno in diverso modo onorato l’altissimo poeta.
La raffigurazione del cielo segue l’iconografia tipica dei mosaici ravennati e rimanda a quell’alto da cui scende virtù che m’aiuta (Purg I 68), ma contemporaneamente alla stesso Poeta «astro fulgidissimo, a cui si volga lo sguardo e si chiede l’orientazione di buon cammino, spesso impedito da selva oscura, verso quello che egli ci indica il suo dilettoso monte / ch’è principio e cagion di tutta gioia (Inf I 77-78» (PAOLO VI, Altissimi cantus [56]).
In basso, quasi a sostenere tutto l’impianto, lo stemma della Provincia Bolognese dei Frati Minori Conventuali a cui il Centro appartiene, con la c.d. conformità (il braccio di san Francesco incrociato con quello nudo di Cristo), la croce e la lettera B di Bononiensis.
Lo scudo è ornato, in corrispondenza della figura di san Francesco, da un ramo di ulivo con il suo frutto, simbolo di quel saluto di pace che il Signore rivelò al Poverello (cfr. Testamento 23), mentre sotto l’immagine di Dante, un ramo di alloro, anch’esso con i suoi frutti, richiama quel cappello che il Poeta stesso desiderò ricevere in sul fonte / del mio battesmo (Par XXV 8-9), voto e sogno che Papa Paolo VI coronò quando, in occasione del VII Centenario della sua nascita volle che nel bel San Giovanni (Inf XIX 17) «dove egli divenne cristiano e fu chiamato Dante, con larga partecipazione di padri del Concilio Ecumenico Vaticano II, fosse incastonato in dorato serto d’alloro il monogramma aureo di Cristo, da noi donato in attestazione della riconoscenza del mondo cristiano, per aver egli cantato in maniera mirabile la verità che tanto ci sublima (Par
XXII 42)» (PAOLO VI, Altissimi cantus [14]).
Il tutto è composto nella forma “a navetta” (o “a mandorla”), tipica dei sigilli ecclesiastici, ed è racchiuso da una cornice nella forma del cordone francescano con i caratteristici nodi, quella corda di cui – secondo alcuni interpreti del verso 106 di Inferno XVI – lo stesso Dante era cinto, «non per caso, ma nella sua qualità di terziario francescano (cordigeri erano detti infatti i francescani, come appare da XXVII 67), fatto non documentato in alcun modo, ma su cui ci restano anche altre sia pur tarde testimonianze» (DANTE ALIGHIERI, Commedia con il commento di Anna Maria Chivacci Leonardi, vol. 1. Inferno, Milano, Mondadori, 1991, nota integrativa a XVI 106, p. 506).